Salve Regina - Parrocchia Santi Filippo e Giacomo di Parona

Parrocchia Santi Filippo e Giacomo Parona - VR -
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Salve Regina

Tra le preghiere alla Madonna, la Salve Regina è una delle più diffuse. Vera e proprio gioiello letterario e religioso per l’originalità ritmica, lo slancio dei sentimenti, la supplica piena di fiducia, essa sorprende per il suo tenero linguaggio devozionale, ma anche per il canto gregoriano che accompagna la sua versione latina.

Faremo un percorso alla riscoperta di questa preghiera lasciandoci condurre dalle parole semplici e profonde con cui tanti uomini e donne, nei secoli, si sono rivolti alla Vergine.
«Salve, Regina, Madre di misericordia;
vita, dolcezza e speranza nostra, salve.

A te ricorriamo, esuli figli di Eva;
a te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime.

Orsù dunque, avvocata nostra,
rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi.

E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del Tuo seno.

O clemente, o pia,
o dolce Vergine Maria!
  
Salve, regina, mater misericordiae,
vita, dulcedo et spes nostra, salve.

Ad te clamamus exsules filii Hevae,
ad te suspiramus gementes et flentes
in hac lacrimarum valle.

Eia ergo, advocata nostra, illos tuos
misericordes oculos ad nos converte,

et Jesum, benedictum fructum ventris tui,
nobis, post hoc exsilium, ostende.

O clemens, o pia,
o dulcis Virgo Maria.
SALVE, REGINA....

Perché Maria viene chiamata “regina”? Quando nell’annunciazione, sente parlare del Figlio, di cui sarà madre, e al quale “darà nome Gesù” (Salvatore), Maria viene anche a conoscere che a lui “il Signore gli darà il trono di Davide suo padre” e che “regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Il Messia promesso deve essere “grande”, sia per il nome di Figlio dell’Altissimo, sia perché assume l’eredità di Davide. Deve dunque essere “re”. E Maria è dunque la madre del “Messia-re”. Una regalità che non ha nulla da spartire con quella di questo mondo. Tanto è vero che risponde dicendo: “Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola”.

In effetti, dov’è che si compie la regalità del suo Figlio? Non è proprio dalla croce? Proprio lì Maria condivide con Gesù l’autentica regalità, quella che si manifesta nell’amore. Tutto quello che accade sembra smentire le parole dell’annunciazione: suo Figlio agonizza, inchiodato al legno del patibolo, “disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori”. Eppure, paradossalmente, è proprio lì che si realizza la regalità di Dio, in una totale spogliazione.  Ai piedi della croce Maria partecipa, attraverso la fede, allo sconvolgente mistero di questa spoliazione. Mediante la fede  la madre partecipa alla morte del Figlio, alla sua morte redentrice.
Assunta in cielo, la madre di Cristo è glorificata come “Regina dell’universo”. Maria partecipa al regno del suo Figlio: ecco perché viene chiamata “regina”.

MADRE....

“Beato il  grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato”. Le parole di quella donna sconosciuta fanno uscire in qualche modo Maria dal suo nascondimento e fanno vedere, almeno per un attimo, il vangelo dell’infanzia di Gesù. In quel vangelo Maria è presente come la madre che concepisce Gesù nel suo grembo, lo dà alla luce, lo allatta maternamente: la madre che nutre, a cui allude quella donna che ha preso la parola tra la folla. Grazie a questa maternità, il Figlio dell’Altissimo, è un vero figlio dell’uomo. Non è solo carne, ma è carne e sangue di Maria.

Senza dubbio Maria è degna di benedizione per il fatto che è divenuta Madre di Gesù secondo la carne, ma anche e soprattutto perché già al momento dell’annunciazione ha accolto la parola di Dio, perché vi ha creduto, perché fu obbediente a Dio, perché “custodiva” la Parola e la meditava nel suo cuore.
Ma la conferma più grande la troviamo nel Vangelo di Giovanni che ci presenta Maria ai piedi della croce. Qui la maternità di Maria nei riguardi dell’umanità viene chiaramente precisata: Maria viene data come madre all’uomo, a ciascuno e a tutti. Questa “nuova maternità di Maria”, generata dalla fede, è frutto del nuovo amore, che maturò in lei definitivamente ai piedi della croce, mediante la partecipazione all’amore del Figlio.

MADRE DI MISERICORDIA, VITA, DOLCEZZA E SPERANZA NOSTRA....

Sentiamo riecheggiare le parole pronunciate da Maria durante la visita fatta a Elisabetta: “Di generazione in generazione la sua misericordia”. Maria è colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. Ne sa il prezzo, e sa quanto esso sia grande. In questo senso la chiamiamo Madre della misericordia. Questi titoli che attribuiamo alla Madre di Dio parlano soprattutto di lei come della Madre del Crocifisso e del Risorto; come di colei che, avendo sperimentato la misericordia in modo eccezionale, merita tale misericordia lungo l’intera sua vita terrena e, particolarmente, ai piedi della croce del Figlio; ed infine, come di colei che, attraverso la partecipazione nascosta alla missione del Figlio, è stata chiamata ad avvicinare agli uomini quell’amore che Egli era venuto a rivelare: amore che trova la più concreta espressione nei riguardi di coloro che soffrono, dei poveri, degli oppressi e dei peccatori.

Maria è nostra vita perché con gli esempi della sua esistenza santa genera ed educa alla vita. È nostra dolcezza perché portatrice di valori di immensa amabilità, quali l’amore alla contemplazione, la fiducia che infondono i suoi occhi misericordiosi rivolti verso di noi. Maria è speranza nostra anzitutto perché è “speranza di risurrezione”. Contemplando già compiuto in lei ciò che attendiamo con intimo desiderio, la vittoria sulla morte e la felicità eterna, ci sentiamo rincuorati e pieni di fiducia. È inoltre “speranza di misericordia” perché, considerando la Vergine quale immagine della divina misericordia, confidiamo di ottenere, per sua intercessione, ciò che non meritiamo per il nostro peccato, e soprattutto  di vedere “dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del suo grembo”.

A TE RICORRIAMO ESULI FIGLI DI EVA....

Ricorrendo a Maria, i cristiani dichiarano di essere dei poveri, di non farcela da soli. Gli uomini, oppressi dal peso della colpa, portano nel cuore una ferita mortale: in seguito al peccato di Eva sperimentano la fragilità della vita e hanno perso la speranza. Desolante situazione: qual è l’esule che non conserva la speranza di ritornare nella patria?  Ecco perché ricorre a Maria, la nuova Eva, rifugiarsi in lei, invocarla, perché è antichissimo convincimento della Chiesa, che il danno recato dall’antica Eva è abbondantemente riparato dalla nuova.

Partecipando al sacrificio di Cristo, nuovo Adamo, Maria diventa, in un certo senso, il contrappeso della disobbedienza e dell’incredulità, presenti nel primo peccato. Così hanno insegnato i Padri della Chiesa e in particolare Sant’Ireneo: “Il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la Vergine Maria sciolse con la fede”.

A TE SOSPIRIAMO GEMENTI E PIANGENTI ….

La presente generazione sente di essere privilegiata, perché il progresso le offre molte possibilità, appena qualche decennio fa insospettate. L’attività creatrice dell’uomo, la sua intelligenza e il suo lavoro, hanno causato profondi cambiamenti sia nel campo della scienza e della tecnica, come nella vita sociale e culturale.

Ma accanto alle società agiate e sazie, viventi nell’abbondanza, soggette al consumismo e al godimento, non mancano né gli individui né i gruppi che soffrono la fame. Non mancano i bambini che muoiono di fame sotto gli occhi delle loro madri. Non mancano in varie parti del mondo intere aree di miseria e di sottosviluppo. Lo stato di disuguaglianza tra uomini e popoli non soltanto perdura, ma aumenta.

ORSU’, DUNQUE, AVVOCATA NOSTRA ….

La Vergine Maria interviene in molti modi per aiutare i fedeli: ottiene loro il perdono, li riporta all’amicizia con Dio; se il peccato separa, allontana da Dio, Maria avvicina, riconcilia, unisce. Interviene per mantenere in grazia il peccatore convertito: lo invita alla preghiera, gli ottiene luce e forza, gli impedisce di cadere ancora, gli ottiene il dono della perseveranza finale.

Quale avvocata potente e madre pietosa, Maria non rifiuta di difendere le cause dei più miserabili; è tutta occhi per vedere, compatire, soccorrere sempre, specialmente nei momenti di pericolo e soprattutto nell’ora della morte: allora è presente più che mai per confortare i suoi devoti, difenderli dal maligno, salvarli dall’inferno, e per condurli con sé in paradiso all’incontro eterno con Dio.

MOSTRACI, DOPO QUESTO ESILIO, GESU’ ….

Il Concilio Vaticano II parla della Chiesa in cammino: “Tra le tentazioni e le tribolazioni del cammino, la Chiesa è sostenuta dalla forza della grazia di Dio, promessa dal Signore, affinchè non cessi, con l’aiuto dello Spirito Santo, di rinnovare sé stessa, finchè attraverso la croce giunga alla luce che non conosce tramonto”. Proprio in questo cammino-pellegrinaggio, Maria è presente, come colei che è “beata perché ha creduto”, come colei che avanzava nelle peregrinazioni della fede, partecipando come nessun’altra creatura al mistero di Cristo.
Attenta come una madre, discreta come una madre. Disponibile, fedele, presente. La grande virtù di Maria è quella di esserci. Umile, nel silenzio. Nella tenerezza. Nell’attesa. Nella preghiera. Riservata. Perché possa apparire lui, il Cristo.

O CLEMENTE, O PIA ….

Maria è la Vergine in ascolto, è colei che accoglie la parola di Dio con fede. Dio le propone di entrare in un progetto di salvezza di cui non riesce a cogliere l’estensione e la profondità, eppure Maria accetta di fare quello che Dio le chiede.
La fede è un atteggiamento esistenziale: ci dà la convinzione di essere amati, ci libera dalla solitudine e dall’angoscia del nulla, ci dispone ad accettare noi stessi e ad amare gli altri. La Vergine Maria, all’annuncio dell’angelo, è uscita dal suo piccolo mondo e si è aperta al progetto di Dio: “Eccomi, sono la serva del Signore”.
Maria ha detto un “sì” senza condizioni. Il suo non è stato un “sì” di rassegnazione, ma un “sì” mosso dal desiderio. Come se avesse detto: “Desidero con tutto il mio essere quello che Dio desidera”. Maria ripone la sua fiducia nella grazia che Dio ha deposto in lei. Quando Dio chiede la nostra collaborazione per realizzare qualcosa, ci dona anche i mezzi per compiere la sua volontà.

O DOLCE VERGINE MARIA....

Chi è colei che un angelo del cielo viene a salutare sulla terra degli uomini?
Chi è colei che l’inviato di Dio designa come “piena di grazia”?
Chi è questa figlia di Israele sulla quale discende la potenza dell’Altissimo e la forza dello Spirito Santo, come non era mai stato donato ai sacerdoti, ai profeti e ai re? Questa Vergine, che il cielo saluta con gli angeli e i santi, è Maria.

Una figlia davanti al Padre. Una sposa davanti allo Spirito Santo. Una madre davanti al Figlio. Un essere dal cuore colmo d’amore, di fronte a Dio che è Amore. Tutta la santità di Maria consiste proprio nel fatto che ha pienamente accolto nel suo cuore la santità di Dio, del tre volte Santo. Maria è la figlia perfetta di Dio, che ci insegna come fare per avere, come lei, un’anima di figlia: un cuore pieno di fiducia e di abbandono perché Dio è nostro Padre. Un Padre di tenerezza, che vuole colmarci tutti del suo amore. Un donatore di pace, che vuole allontanare da noi ogni ombra di paura.
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